Carissimi amici lettori e lettrici, carissimi iscritti all’associazione del Rosario perpetuo,
colpirono molto le meditazioni alla via Crucis del papa lo scorso anno. Erano state scritte da alcuni bambini che, con quelle meditazioni, ci hanno insegnato un metodo su come fare un esame di coscienza a partire proprio dalla quotidianità: un dispetto, uno sforzo di integrazione, una bugia sono quel luogo dal quale ripartire, rialzarsi, risorgere! Tra loro c’era Sara che diceva…
Caro Gesù, mi chiamo Sara, ho dodici anni e ti voglio ringraziare perché oggi mi hai insegnato a fare il bene in nome del tuo amore. […] Oggi, grazie al tuo gesto di amore infinito, so che la morte non è la fine di tutto. Gesù, aiutaci a non interrompere le nostre preghiere quando sentiamo il cuore pesante davanti alla pietra del tuo sepolcro.
Sara meditava sull’ultima stazione della via crucis: la deposizione di Gesù nel sepolcro.
Dopo la crocifissione, quando Gesù è deposto in una tomba, Sara dice: Oggi, grazie al tuo gesto di amore infinito, so che la morte non è la fine di tutto.
Non sono parole di circostanza, o raccontate a cuore leggero. Un suo compagno, proprio nella meditazione precedente, parlava dell’ultima volta che ha visto il nonno.
Dall’ambulanza, racconta il bambino, sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l’ultima volta che ho visto il nonno, è morto pochi giorni dopo in ospedale, immagino soffrendo anche per la solitudine. Non ho potuto stargli vicino fisicamente, dirgli addio ed essergli di conforto. Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno.
Quando Sara diceva: Oggi, grazie al tuo gesto di amore infinito, so che la morte non è la fine di tutto avrà certamente pensato a tante persone care che sono morte in questo ultimo anno, compreso il nonno del suo compagno. Immagini che somigliano ad un sepolcro con una pesante pietra davanti.
E guardando a Gesù Crocifisso, e poi a quel corpo deposto nella tomba, una bambina - di fronte ad un tempo angosciato da tanta solitudine, da tanta paura, da tanta malattia, da tanta disperazione, da tanta morte – dice, la morte non è la fine di tutto.
Quando Maria di Magdala e le altre donne, al levare del sole si recano al sepolcro dove avevano deposto Gesù, vanno per ungere il suo corpo. E’ un segno di tenerezza forte, quasi di consolazione, come se si volesse prolungare un po’ il tempo in cui stare vicino a Gesù, anche se morto. E hanno il problema della grossa pietra, chi la rotolerà?
“Gesù, aiutaci a non interrompere le nostre preghiere quando sentiamo il cuore pesante davanti alla pietra del tuo sepolcro”. Pregava Sara nella sua meditazione.
Il nostro cuore è pesante di fronte alla sofferenza, e soprattutto di fronte alla morte. Il peso della pietra davanti al sepolcro è un po’ l’immagine della nostra impotenza di fronte ad un mistero così doloroso.
Non ci sembra di esser capaci di spostare quella pietra che si frappone fra il nostro rimanere in vita e la persona che ci lascia. La donna e l’uomo di fede allora inizia una lotta con la propria fede: una lotta che è un misto di rassegnazione di fronte alla nostra impotenza, di rabbia di fronte alla sofferenza, di nostalgia di fronte alla solitudine, di fede di fronte alle promesse di Dio, di forza di fronte a chi ha bisogno di noi e soffre con noi, di stanchezza di fronte a questa lotta di sentimenti che si alternano rapidamente.
Ci si vorrebbe aggrappare alla preghiera, e Sara, nonostante la sua età, sa, che si perde la voglia anche di pregare se ha la necessità di chiedere a Dio: aiutaci a non interrompere le nostre preghiere quando sentiamo il cuore pesante davanti alla pietra del tuo sepolcro.
Maria di Magdala, insieme alle altre donne cammina verso il sepolcro con il capo chino. “Alzando lo sguardo osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benchè fosse molto grande”. Benchè il dolore, la tristezza, la fatica siano oggi più che mai molto grandi, se con l’aiuto di Dio non interrompiamo la preghiera, inizieremo a scorgere segni di speranza che non sono subito del tutto chiari, ma che sentiamo iniziare a consolare i nostri cuori. E quale preghiera può essere migliore che quella rivolta alla Madre del Signore, che ha sofferto tanto epr la morte del Figlio, ma mai ha ceduto grazie alla sua fede?
La pietra srotolata non significa ancora molto, ma è già un segno che rasserena un po’.
Poi le donne arrivano al sepolcro, e al posto di Gesù, di quel corpo crocifisso di cui prendersi cura, trovano un giovane vestito di una veste bianca. Non capiscono ancora, e hanno paura. E’ la paura di chi ha sofferto, e teme di soffrire ancora. La fede è un cammino che porta luce alla nostra vita piano piano.
L’angelo mostra il luogo in cui Gesù era stato deposto e dice a Maria: “è risorto, non è qui. Andate ad avvertire gli altri, e Pietro”.
Quando il dono smisurato della resurrezione di Gesù entra nel nostro cuore, ritroviamo pace nella nostra vita.
E non solo nella nostra: la luce che si riceve, la consolazione che piano piano Dio fa crescere nel cuore, nel dare quella pace che ci fa credere nella vita, nella vita eterna, anche di fronte alla morte, è un conforto che immediatamente diventa evangelizzatore.
Hai visto il sepolcro vuoto, hai sentito che Gesù è risorto, va da Pietro e dagli altri discepoli.
Il nostro cammino dalla pesantezza di fronte alla morte alla speranza della risurrezione, non solo ci consola, ma fa di noi dei consolatori, come quel giovane vestito di bianco che nel sepolcro dice a Maria di Magdala, non avere paura, come una mamma che di fronte al figlio crocifisso dice ai discepoli: non abbiate paura, come una compagnetta di scuola che di fronte alla morte del nonno di un compagno prega: so che la morte non è la fine di tutto. Mi hai insegnato a superare ogni sofferenza affidandomi a Te; ad amare l’altro come mio fratello; a cadere e a rialzarmi; a servire gli altri; […] ad unire ogni giorno la mia vita alla tua. ….so che la morte non è la fine di tutto!
Buona Pasqua a tutti!