Carissimi amici e amiche iscritti all’associazione del Rosario perpetuo,
carissimi lettori e lettrici,
una delle parole che più abbiamo sentito in questo periodo è il termine quarantena: sinonimo di sentimenti contrastanti secondo i casi basati soprattutto sulla speranza: speranza di non esser contagiati, o speranza di guarire, speranza di poter essere nuovamente “libero”!
Quarantena, come termine deriva dal periodo della peste nera del XIV secolo, quando soprattutto al largo di Venezia, le navi venivano fermate al largo per precauzione per almeno 40 giorni, da qui la quarantina, oggi quarantena.
Il periodo della Quaresima, somiglia in qualche modo ad una sorta di “quarantena dell’anima” in cui ci è chiesto di fermarci, per entrare nel profondo della nostra anima e valutare lo stato della nostra salute interiore.
Nella prima domenica di quaresima il Vangelo che ci viene proposto è quello delle tentazioni di Gesù nel deserto, in cui rimane 40 giorni tentato da Satana. San Marco descrive le tentazioni di Gesù in modo molto sintetico, ma offre particolari molto ricchi.
I quaranta giorni di Gesù nel deserto sono un periodo di prova: il testo ci dice che Gesù è sospinto nel deserto dallo Spirito, per quaranta giorni e qui è stato tentato.
Per la nostra quarantena dell’anima ogni parola di questo versetto è importantissimo.
Siamo condotti dallo Spirito: ricordiamo prima di tutto che questo periodo che ci prepara a Pasqua è un tempo propostoci da Dio attraverso il suo Spirito. E’ un’occasione che ogni anno ci è data dallo Spirito Santo che rimane con noi in tutto questo periodo di “isolamento”. E lo Spirito ci parlerà, ci consolerà. Ci farà bene in questo periodo di quaresima pregare quelle strofe della sequenza di Pentecoste che dicono “Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male” e che abbiamo pregato il primo giorno dell’anno.
Siamo condotti nel deserto 40 giorni: il deserto non è un luogo ospitale. Nella Bibbia il deserto rimanda immediatamente al cammino del popolo di Israele che per 40 anni (ritorna il 40) ha camminato per crescere nella sua fedeltà a Dio. Nel deserto il popolo di Israele ha ceduto alla mormorazione, al rimpianto dell’Egitto, alla ribellione … ma allo stesso tempo ha sperimentato quella frase che tanto mi piace di san Pietro: Signore da chi andremo, tu hai Parole di vita eterna. Il popolo di Israele ha sperimentato la fedeltà di Dio che si prende cura del suo popolo, e allo stesso tempo la dipendenza di Dio che nutre e guida il suo popolo. La nostra quaresima sarà una vera quarantena dell’anima se emergeranno nella sincerità di una lotta con Dio tutta una serie di malattie spirituali i cui sintomi, i colpi di tosse spirituali, si scovano dai nostri atteggiamenti quotidiani di intolleranze, impazienze, mancanze di speranze, stress, tristezze, vizi. Ci basterà meditare sulle beatitudini e sull’inno alla carità di san Paolo … sulla Bibbia insomma.
Saremo tentati. Credo che la tentazione più semplice, è quella di fare in modo che questa nostra quarantena non sia una vera quarantena, ossia non creiamo le condizioni per il nostro isolamento. Il periodo di quaresima può trascorrere veramente senza che neanche ce ne accorgiamo e qui il tentatore avrà compiuto alla perfezione il suo lavoro perché è come essere condotti nel deserto dallo Spirito ed essere partiti con una roulotte super lusso con aria condizionata, connessione satellitare e viveri a volontà.
Ogni giorno della nostra quaresima ha bisogno di un tempo di vero deserto, di silenzio, di preghiera. Ricordiamo sempre le due regole principali della preghiera quotidiana: decidere quanto e quando e rispettare il proposito. Il resto verrà certamente da se. Se abbiamo a cuore la cura della nostra anima creiamo le condizioni di poterci mettere in ascolto di quello che ci portiamo dentro. Può essere l’occasione di programmare anche una bella confessione!
E dalla preghiera emergerà anche maggiormente il senso, e per certi aspetti anche il desiderio degli altri due strumenti che abbiamo sentito nella liturgia del mercoledì delle ceneri e proposti per un cammino di conversione quaresimale: con la preghiera il digiuno e l’elemosina: per riavvicinarci a Dio (preghiera) a noi stessi (digiuno) agli altri (elemosina).
San Marco conclude la descrizione delle tentazioni di Gesù dicendo: Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Angeli e bestie selvatiche ci rimandano al libro della genesi. In una frase san Marco ci sta dicendo che con Gesù la tentazione è vinta. Tramite lui si sta ristabilendo l’armonia tra la creazione e Dio e i simboli sono proprio le bestie selvatiche e gli angeli. Le bestie selvatiche nel giardino dell’eden non rappresentano un pericolo, e le troviamo persino, non a caso, riproposte nel testo dell’alleanza che Dio fa con Noè dopo il diluvio. Si sta ristabilendo piano piano l’amicizia con Dio. L’angelo, che dopo il peccato di Adamo ed Eva era messo a custodia della porta del giardino perché l’uomo non potesse più entrare ora invece si mette al servizio dell’uomo. Pensiamo al nostro angelo custode. Non dimentichiamolo nella nostra quarantena dell’anima. Quando san Marco ci dice “stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” ci sta già facendo pregustare la fine della nostra quarantena dell’anima, ossia, ci sta dicendo che non vivremo in una quarantena in eterno. Quello che vuole Dio è la nostra salute spirituale per respirare a pieni polmoni la salvezza che ci viene dalla Pasqua. Buon cammino di quaresima a tutti. E che la Vergine Maria ci accompagni e ci aiuti a non sentirci mai soli.