Carissimi amici e amiche iscritti all’associazione del Rosario perpetuo,
carissimi lettori e lettrici, ci avviamo già verso il Natale. Quando ero ancora studente in Svizzera per preparami a diventare sacerdote, mi piaceva molto il periodo dell’avvento perché una volta a settimana si celebrava la cosidetta messa “Rorate”. Il nome è preso dall’ introito della messa della quarta domenica di Avvento e il ritornello, Rorate Cœli desúper, Et nubes plúant justum (Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia) è tratto dal libro di Isaia (45,8).
La messa Rorate veniva celebrata prestissimo al mattino, quando ancor faceva buio e la chiesa veniva illuminata solamente con delle candele. Era molto suggestivo. La luce delle candele èo una luce fioca, ma che già fa pensare alla luce che l’umanità vedrà la notte di Natale con la nascita del Salvatore. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce.
All’inizio della messa si cantava l’introito Rorate, con calma, quasi come se fosse un sussurro al Signore perché ci accompagni verso il Natale.
Le parole di questo inno sono molto belle e ricche di speranza.
Le prime strofe sono come un canto in cui l’umanità chiede perdono a Dio per il male che ha fatto, e allo stesso tempo parla al suo cuore misericordioso perché abbia pietà delle conseguenze del male compiuto: una città deserta, desolata. La città santa abbandonata. Tanti uomini e donne del popolo di Dio sono caduti come foglie perché il Signore ha nascosto il suo volto all’umanità. Quante volte ne facciamo esperienza. Quante solitudini nelle case di tanti nostri vicini. E quante città distrutte dal dramma della guerra. E quanti sogni infranti nelle migliaia di persone morte annegate nei nostri mari.
Stillate rugiada, o cieli, dall'alto, e dalle nubi piova chi rende giustizia.
Non adirarti, o Signore, non ricordarti più dell'iniquità:
Ecco che la città del Santo è divenuta deserta:
Sion è divenuta deserta: Gerusalemme è desolata:
La casa della tua santificazione e della tua gloria,
Dove i nostri padri Ti lodarono.
Peccammo, e siamo divenuti come gli immondi,
E siamo caduti tutti come foglie:
E le nostre iniquità ci hanno dispersi come il vento:
Ci hai nascosto il tuo volto.
E ci hai schiacciati per mano delle nostre iniquità.
Ma il Signore ha promesso che manderà un Salvatore e allora il suo popolo invoca questa venuta. Non ci si accontenta di vivere alla luce delle candele, si aspetta la luce che illumina i nostri cuori. E il cammino di Avvento è proprio questo: un cammino che da una luce fioca a volte anche smorzata dai nostri peccati, ci porta alla luce della presenza di Dio che si fa uomo per salvarci, donarci tutta la grazia di cui abbiamo bisogno per essere perdonati. Dobbiamo osare chiedere che venga presto il Signore a trovarci nella culla della nostra vita, povera un po’ come quella di Betlemme. Possiamo e dobbiamo fare nostre le parole del Rorate Coeli:
Guarda, o Signore, l'afflizione del tuo popolo,
E manda Colui che deve essere mandato:
Manda l'Agnello dominatore della terra,
Dalla pietra del deserto al monte della figlia di Sion:
Affinché Egli tolga il giogo della nostra schiavitù.
Il Signore non ci lascerà senza risposta. Non ci abbandona. Ci consola. Consolamini, consolamini popule meus. Il Natale che ogni anno viviamo ci ricorda che Dio viene ad abitare in mezzo a noi offrendoci una vicinanza e una speranza che nessun’altro può darci. Il Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi illumina il buio del nostro sentirci soli e smarriti.
Consolati, consolati, o popolo mio:
Presto verrà la tua salvezza:
Perché ti consumi nella mestizia, perché il tuo dolore si è rinnovato?
Ti salverò, non temere,
Perché io sono il Signore Dio tuo,
il Santo d'Israele, il tuo Redentore
Stillate rugiada, o cieli, dall'alto, E dalle nubi piova chi rende giustizia.
A Natale il Signore viene ad abitare in mezzo a noi, ma anche per insegnarci a diventare gli uni per gli altri missionari della presenza del Signore. Dobbiamo provare a consolarci gli uni gli altri, e anche se per il momento abbiamo solo da offrire candele fioche fatte di miseria, non abbiamo paura, è sempre meglio del buio della solitudine.
Con un’Ave o Maria in questo periodo di Avvento, illumineremo la vita di molte persone che vivono nel buio delle loro paure, solitudini e tristezze. Ti salverò non temere , ci dice il Signore, e noi, ripetiamo e preghiamo: ci salverà, non temiamo.
Buon Natale a tutti.