Carissimi lettori e lettrici, carissimi iscritti e iscritte all’Associazione del Rosario perpetuo,
abbiamo iniziato da qualche giorno il nostro cammino di quaresima.
E’ un periodo in cui riflettiamo con intensità sulla nostra vita spirituale, che vuol dire valutare quanto ci sentiamo riconciliati con noi stessi, quanto lo siamo tra di noi, e dunque quanto siamo riconciliati con Dio.
In questo cammino quaresimale la parola che dovrebbe risuonare ancora è la parola “conversione”, ossia vertere, rivolgersi verso Dio e provare a vivere la nostra quotidianità fidandoci di Lui!
In questo mese di marzo, in preparazione alla Pasqua, vorrei rivolgere il nostro sguardo a San Giuseppe, che ricorderemo venerdì 19 marzo, come ad un esempio altissimo di uomo che ha saputo rivolgere costantemente la sua vita a Dio, facendosi obbediente al suo disegno di bontà e salvezza per l’umanità.
San Giuseppe, come Maria, è sempre stato docile a Dio! Scriveva san Giovanni paolo II nell’Esortazione apostolica Redemptoris custos (RC 4) che “la fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe. Se Elisabetta disse della Madre del Redentore: «Beata colei che ha creduto», si può in un certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché rispose affermativamente alla Parola di Dio, quando gli fu trasmessa in quel momento decisivo. Per la verità, Giuseppe non rispose all'«annuncio» dell'angelo come Maria, ma «fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». Ciò che egli fece è purissima «obbedienza della fede» (cfr. Rm 1,5; 16,26; 2Cor 10,5-6). Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell'Annunciazione”.
San Giuseppe ha seguito passo passo la volontà di Dio nel suo disegno di Salvezza modellando le sue resistenze e paure sino a farle diventare pura obbedienza, piena fiducia, docilità ai misteri del Signore. Non ha esitato quando si è trattato di difendere il bambino Gesù dalla furia di Erode, e partì in fretta verso l’Egitto, rimanendo là quasi in esilio. Avrà avuto certamente momenti in cui ciò che il Signore gli chiedeva poteva sembrargli troppo grande per la sua vita, per questo semplice falegname promesso sposo ad una giovane Vergine. Eppure, come leggiamo nel Vangelo a proposito della parabola dei talenti, ci è detto che il padrone diede ai suoi servi un numero di talenti secondo la capacità di ognuno (Mt 25,15). Così ha fatto Dio con Giuseppe, affidandogli la perla più preziosa che aveva, la sua Sposa e il Suo figlio, e dunque sapendo che questo era secondo le sue capacità, accompagnate dalla sua grazia. Con questa certezza Giuseppe ha potuto tenersi fedele alla sua vocazione di padre putativo di Gesù, di custode, educatore, di esempio di paternità! “Poiché l'amore «paterno» di Giuseppe non poteva non influire sull'amore «filiale» di Gesù e, viceversa, l'amore «filiale» di Gesù non poteva non influire sull'amore «paterno» di Giuseppe, come inoltrarsi nelle profondità di questa singolarissima relazione? Le anime più sensibili agli impulsi dell'amore divino vedono a ragione in Giuseppe un luminoso esempio di vita interiore” (RC 27). San Giuseppe è per noi un esempio, perché così come ha fatto con san Giuseppe, il Signore fa lo stesso con noi, affidandoci talenti secondo le nostre capacità. La nostra vita non ci è smisurata! Certo, il Signore ha sempre grandi progetti per noi, e il progetto fatto a misura per ognuno di noi è quello della santità nella nostra quotidianità, che si matura giorno dopo giorno attraverso una continua a costante conversione. Da cosa ci dobbiamo allontanare? Ognuno di noi soprattutto in questo periodo di quaresima, è chiamato a fare il suo esame di coscienza, a partire dal concreto della propria storia. Siamo talvolta rigidi e irrigiditi dal nostro orgoglio, o troppo chiacchieroni pronti a giudicare, o svogliati e poco generosi nei nostri lavori, o pigri nella preghiera! Dobbiamo provare piano piano ad allontanarci da tutto ciò che ci allontana da Dio e scoprire a cosa Dio mi sta chiamando. Veramente la nostra vita, così come si presenta, è l’occasione per crescere nell’abbandono a Dio, ossia nell’accettare quello che ci chiede di affrontare! Questo fa di noi degli sposi e delle spose della volontà di Dio, proprio come san Giuseppe: “Mediante il sacrificio totale di sè Giuseppe esprime il suo generoso amore verso la Madre di Dio, facendole «dono sponsale di sé»” (RC 20).
In questa quaresima facciamoci accompagnare dalla Vergine Maria e dal suo sposo Giuseppe. Entrambi, nel loro amore reciproco e nel loro amore a Dio, sono per noi esempi di abbandono al Signore e luminoso cammino di docilità alla volontà di Dio che fa di loro strumenti che ci portano alla salvezza.
Buon cammino di quaresima a tutti!