Carissimi amici e amiche iscritti all’associazione del Rosario perpetuo,
carissimi lettori e lettrici, il mese di novembre si apre con la solennità di tutti i santi, non solo quelli che la Chiesa ci ha offerto come esempi attraverso la loro canonizzazione e quindi il loro ricordo nella liturgia che corrisponde col giorno della loro nascita al cielo, ma di tutti gli uomini e le donne che in seguito ad una vita di amore verso Dio abitano al cospetto del Signore nel suo Regno.
Il due novembre invece ricordiamo tutti i nostri cari fedeli defunti che hanno ancora bisogno delle nostre preghiere per entrare nel paradiso.
E’ una grande opera di carità quella di pregare per i nostri fedeli defunti, e li ricordiamo anche nella preghiera dei nostri rosari chiedendo a Maria di intercedere perché la Misericordia del padre sia abbondante.
Ma in questo mese, il 22, sarà anche la solennità di Cristo Re dell’Universo. E’ l’ultima domenica dell’anno liturgico, per poi iniziare con la prima domenica di Avvento il nostro cammino verso Natale. La festa di Cristo Re ci ricorda in modo forte la nostra fratellanza nell’appartenere al Regno di Dio, guidati da Lui che è il nostro buon Pastore.
Dovremmo imparare a chiedere ogni giorno al nostro Re di essere un popolo radunato nel suo Regno. Nella nostra vita siamo tutti un po’ dispersi. Nel momento in cui siamo rinchiusi in noi stessi, pensando solo alle nostre cose, incastrati nelle nostre piccole o grandi preoccupazioni è un po’ come se fossimo dispersi. Non ci sentiamo, o forse non vogliamo sentirci, o forse le condizioni non ci permettono di sentirci parte di un gruppo che cammina insieme, parte di un gregge. Nel mondo sembriamo andare ognuno per conto nostro, come dei dispersi appunto.
Il nostro Re, in nostro pastore, viene per radunarci.
Forse ci sentiamo inadeguati di fronte alla proposta di essere parte del Regno di Dio, prediletti del Re, ma ricordiamoci che il nostro lavorare per il Regno non significa essere i salvatori del Regno! Noi facciamo il nostro piccolo, tenendoci fedeli a Dio. Non riusciremo sempre, ma già sforzarsi di accogliere la sua volontà e provarla a vivere, questo ci porta a convertirci passo dopo passo al suo Regno! Il nostro Re ci ha indicato la strada e ci ha dato l’esempio: ci ha fatto vedere come i segni della sua dignità sono stati una croce per trono, una corona fatta di spine e per scettro dei chiodi. Ma tutto questo l’ha vinto con la sua Resurrezione. Questo nostro Re ha scelto la miseria per questo mondo, e potremo vedere la sua onnipotenza solo se, come Lui, cercheremo di non tirarci indietro dal seguire il suo esempio, facendoci radunare nel suo regno, e non lasciandoci disperdere dalla nostra paura di dover perdere qualcosa per donarla ai nostri fratelli che in cambio, grazie al nostro amarli, in qualche modo ci stanno offrendo l’opportunità della vita eterna.
Quest’anno sarà però una Solennità di Cristo Re un po’ speciale. Con la solennità di Cristo Re quest’anno “salutiamo” anche il Messale romano che sino ad oggi i sacerdoti hanno usato per celebrare la messa. Il messale è quel grosso libro rosso che si trova sugli altari e che il sacerdote usa per celebrare la messa. E le novità che arrivano con l’introduzione di un nuovo messale sono diverse, e in modo particolare due di cui probabilmente abbiamo già sentito parlare da tanto tempo: pregheremo il Padre nostro con una nuova traduzione e anche la nostra versione dell’inno del Gloria è modificata.
Siamo abituati a pregare “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Noi, più che di buona volontà siamo oggetto dell’amore del Signore, e per rimanere maggiormente fedeli allora al testo biblico da cui il testo del Gloria deriva, ossia il canto degli angeli nella notte di Natale, nel Gloria pregheremo: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”.
Il Padre nostro è la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato.
Con il testo del Padre nostro che siamo abituati a pregare dicevamo “ non ci indurre in tentazione”, quasi attribuendo a Dio la causa e la responsabilità di fronte alle nostre tentazioni. La nuova traduzione invece invoca il nome di Dio chiedendo il suo intervento e la sua forza nel momento della tentazione. Pregheremo allora: “rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione”.
Sono le modifiche più evidenti, ma ce ne saranno molte altre, delle quali ci accorgeremo piano piano durante le celebrazioni della messa. Durante la celebrazione dell’Eucaristia infatti il sacerdote recita per il popolo e sul popolo, impersonando Cristo stesso, molte orazioni, chiedendo di custodirlo, di accompagnarlo, di benedirlo, di incoraggiarlo, invocando il dono della pace e della concordia, della salute, della gioia, della fede!
Ringraziamo Dio in questo mese per il dono di tanti santi che intercedono per noi, preghiamo per i nostri fratelli defunti, chiediamo al Signore di radunarci tutti come un solo popolo e con l’avvento iniziamo già a preparare i nostri cuori ad accogliere il Signore che viene in mezzo a noi.